Con il termine AIA si intendel'”Autorizzazione
Integrata Ambientale” necessaria per l'esercizio di alcune tipologie di
installazioni produttive che possono produrre danni ambientali significativi.È integrata nel senso che nelle relative valutazioni tecniche sono
considerati congiuntamente i diversi danni sull'ambiente causati dall'attività
da autorizzare, nonché tutte le condizioni di funzionamento dell'installazione
(non solo a regime, ma anche nei periodi transitori ed in fase di dismissione),
perseguendo quindi una prestazione ambientale ottimale.
Tale obiettivo è tipicamente raggiunto con l'individuazione e l'adozione
delle migliori tecniche disponibili (MTD, o BAT, Best Available Techniques),
ovvero le tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione che, tra quelle
tecnicamente realizzabili nello specifico contesto ed economicamente
sostenibili a livello di settore, garantiscono prestazioni ambientali ottimali
in un'ottica integrata. Nei casi più complicati la ricerca di tale soluzione
ottimale può richiedere analisi costi-benefici. Nei casi più semplici per la
soluzione da proporre si può fare riferimento alle tecniche indicate, ad
esempio, in specifici documenti comunitari o nazionali (detti BREF e BATC).
CHI DEVE CHIEDERE L’AIA?
La disciplina sull’AIA si applica agli impianti che rientrano nell’Allegato
VIII alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/06 costituito da un elenco dettagliato.
Data la sua connotazione di autorizzazione integrata, l'AIA dovrebbe sostituire
le altre autorizzazioni ambientali di settore necessarie per l'esercizio degli
impianti. In Italia dall'entrata in vigore del decreto legislativo 29 giugno
2010, n. 128, l'autorizzazione integrata ambientale dovrebbe sostituire alcune
autorizzazioni settoriali in materia ambientale.
QUALI SONO I TITOLI AMBIENTALI SOSTITUITI DALL’AIA?
Data la sua connotazione di autorizzazione integrata, l'AIA sostituisce le
altre autorizzazioni ambientali di settore necessarie per l'esercizio degli
impianti:
autorizzazioni alle emissioni in atmosfera
(titolo I della parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);
autorizzazioni allo scarico di reflui
(capo II del titolo IV della parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006,
n. 152);
comunicazioni per smaltimento e recupero
di rifiuti (art. 214-216 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);
autorizzazioni allo smaltimento di
apparecchi contenenti PCB-PCT (decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 209, art.
7);
autorizzazione all'uso di fanghi derivanti
dal processo di depurazione in agricoltura (decreto legislativo 27 gennaio
1992, n. 99, art. 9).
Nelle Regioni italiane l'applicazione operativa della disciplina AIA è
ancora molto differenziata.
QUANDO BISOGNA RICHIEDERE L’AIA?
La domanda di AIA deve essere presentata dal richiedente preventivamente
alla costruzione e messa in esercizio di un’installazione che ricada nel campo
di applicazione di questa autorizzazione, in caso di rinnovo o aggiornamento
del titolo in questione.
CONTENUTI DELL’AIA
Nell'AIA l'autorità pubblica competente, sulla base delle analisi proposte
dal gestore dell'installazione da autorizzare, dovrebbe confermare la corretta
individuazione delle MTD e delineare il crono programma per la loro
implementazione. L'AIA considera in ogni caso come punti fermi il rispetto dei
requisiti minimi stabiliti nelle norme ambientali di settore, le eventuali
prescrizioni in materia di Valutazione di impatto ambientale, la compatibilità
con le norme di qualità ambientale (ad esempio stabilite in piani di Qualità
dell'aria, in altri piani eventualmente soggetti a Valutazione ambientale
strategica, nelle prescrizioni in materia di industrie insalubri adottate delle
autorità sanitarie con Ordinanza contingibile e urgente, nelle prescrizioni per
la gestione del rischio da incidente rilevante emanate ai sensi della Direttiva
Seveso).
L'AIA non è lo strumento specifico per valutare la compatibilità di una
installazione produttiva con il suo contesto territoriale, ma piuttosto è la
procedura con la quale verificare che l'esercizio da autorizzare abbia
pressioni ambientali limitate, conformi con condizioni prefissate per limitare
l'inquinamento ed i consumi di risorse ambientali.L'applicazione dei principi MTD non garantisce di per sé la compatibilità
ambientale dell'installazione con il contesto ambientale circostante, quanto
piuttosto l'adozione di tecniche ambientalmente più efficienti e quindi un
minore inquinamento specifico (ovvero per unità di prodotto) a livello di
Unione Europea.